Tre uomini sono stati accusati a New York di aver organizzato l’assassinio di Masih Alinejad, attivista per i diritti umani di origine iraniana e residente a Brooklyn, nota per le sue denunce contro la repressione delle donne in Iran. Secondo i procuratori del Distretto Meridionale di New York, il piano sarebbe stato orchestrato da un agente iraniano che avrebbe assoldato due criminali newyorkesi, Carlisle Rivera e Jonathan Loadholt, con l’obiettivo di sorvegliare la Alinejad e preparare il terreno per il suo omicidio.
Gli inquirenti hanno rivelato che il complotto era parte di un progetto più ampio e violento, che includeva piani per assassinare anche l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e cittadini ebrei residenti negli Stati Uniti. Nella denuncia federale emerge che i tre uomini avrebbero agito su ordine delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, operando per mesi con intercettazioni, sorveglianza e bonifici di denaro provenienti dall’estero.
La svolta nell’indagine è arrivata con l’arresto di Rivera e Loadholt, fermati nelle loro abitazioni di Staten Island, mentre il terzo uomo, Farhad Shakeri, è attualmente latitante e si presume si trovi in Iran. Masih Alinejad si è detta non sorpresa dalle nuove minacce, affermando che il suo attivismo l’ha portata a ben tre tentativi di omicidio. Dal 2021, l’attivista è infatti già stata obiettivo di altri tentativi di rapimento e assassinio pianificati dal governo iraniano, compresi tentativi di un suo trasferimento forzato in Iran.
Secondo il procuratore Damian Williams, il governo iraniano sta intensificando il ricorso a criminali locali e gruppi organizzati per perseguire la soppressione del dissenso nel resto del mondo. La denuncia spiega che Shakeri, in contatto con le Guardie Rivoluzionarie da anni, aveva promesso ai due uomini circa 100.000 dollari per compiere l’assassinio della Alinejad.
Le prove raccolte dall’FBI includono messaggi intercettati e fotografie della residenza dell’attivista, che i due uomini sorvegliavano da mesi. Sempre secondo la denuncia, questi ultimi erano soliti rimuovere la targa dal loro veicolo per evitare di essere identificati, e limitavano persino i pagamenti con carta di credito per non lasciare tracce.
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