Storie metropolitane italiane

Storie della decadenza della più grande città italiana, almeno dal punto di vista economico. Per alcuni lumbard, non solo politici, Milano è il centro di una regione che va oltre i confini amministrativi, un Land ricco, il più ricco del paese, tra i più ricchi d’Europa. Ci sono, tra Milano e Monza, 110 aziende che sono al top nel mondo. La Regione è guidata dal centro destra mentre la città è in mano alla giunta di sinistra con a capo Beppe Sala del Pd.

Non ci sono armoniosi accordi tra i due mondi. Su ambiente, sicurezza, immigrazione, sicurezza. Insomma su tutto. Io abito vicino a Piazza Lavater, piazza poetica con alberi grandi e palazzi del novecento, una scuola elementare al centro del cuore. È il quartiere Venezia, non distante dal centro e considerato uno dei 300 più vivibili al mondo. C’era un area cani, bei giardinetti che sconfinavano nell’elegante Via Morgagni. Poi per abbellire il tutto si sono spesi soldi, via lo spazio per gli amici a 4 zampe, cemento e panchine e maggior ordine visivo.

Risultato? Sporcizia, disordine e insicurezza tutte le sere. Bande di giovani di varia provenienza padroni barbarici del territorio. Passare – non passeggiare – lì la sera è diventato pericoloso. Appena le mamme hanno recuperato i bimbi, con la sera e soprattutto con la notte muta il paesaggio. Come mai succede tutto questo? Come a Parigi centro e periferia si sono mescolati per sempre? E che fare? Basta ripulire la sporcizia ogni mattina?

La discussione è aperta ma si deve inserire nell’imbruttimento sociologico delle nostre città. Meno soldi, meno cultura, meno centri di aggregazione. E adesso tutti rimpiangono le zuffe allegre dei nostri amici domestici nella terra un po’ primitiva di quel rettangolo di campagna in città. Gli abitanti protestano. Stop. Eh sì i cani alla fine erano più civili dei nostri giovani, certo non tutti ma di buona parte sì. Con buona pace di chi si offende.

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