È morto Quincy Jones

Quincy Jones, una delle figure più influenti nella musica pop americana degli ultimi cinquant’anni, si è spento domenica in California, nella sua casa a Bel Air, all’età di 91 anni. A confermarne la scomparsa è stato il suo portavoce, Arnold Robinson, che ha comunicato che Jones è morto serenamente, senza specificare la causa del decesso. La notizia lascia un vuoto nel mondo della musica e in quello della cultura pop, dove Jones ha lasciato un segno indelebile attraverso il suo genio creativo e il suo talento nell’unire generazioni e generi diversi.

Iniziò con una tromba, il jazz, Count Basie, Frank Sinatra. E poi Michael Jackson, “Thriller”, cioè il disco di tutti i record, la popolarità fatta vinile. Ma Quincy era troppo eclettico, troppo ambizioso, per fermarsi al pop. Negli anni Ottanta era già un mito, un ponte culturale che abbracciava i generi, contribuendo alla fusione tra la musica afroamericana e il pop mainstream in un’epoca in cui le radio mainstream tendevano a segregare i generi.

Per capire l’importanza di Quincy Jones bisogna partire dai numeri, che sono impressionanti ma non bastano a definirlo. Ventotto Grammy Awards, un’infinità di nomination, e quel progetto pazzo e meraviglioso che fu “We Are the World,” la prima grande canzone “solidale” che unì voci e talenti per un messaggio globale contro la fame in Africa. Era il 1985, e Quincy – già una leggenda – dirigeva il coro della musica mondiale come un maestro d’orchestra appassionato.

Nato a Chicago nel 1933 e cresciuto in condizioni difficili tra Washington e Seattle, Jones fu ispirato dalla musica fin da giovane. Di lui si racconta che, ragazzo, non avesse nemmeno una tromba e che dovette conquistarne una studiando con ostinazione fino a convincere Clark Terry a dargli qualche lezione. Fu questo spirito tenace che lo portò a lavorare a fianco di grandi nomi e a esplorare le potenzialità della musica, collaborando con orchestre, musicisti pop, e artisti hip-hop, attraversando decenni e rivoluzionando i suoni e i gusti della cultura americana.

Negli ultimi anni, Jones ha continuato a promuovere la musica e l’educazione culturale attraverso la sua fondazione Listen Up! e la piattaforma streaming Qwest TV, che trasmette concerti di jazz e documentari. Nonostante l’età, era rimasto attivo e presente sulla scena, dimostrando che la sua passione per la musica e il cambiamento sociale non aveva limiti. Ora che se ne va, Quincy lascia dietro di sé un sentiero di note che risuona ancora. La sua vita è un esempio di come l’arte possa parlare tutte le lingue, in tutti i generi, e saper essere allo stesso tempo sofisticata e popolare.

L’articolo È morto Quincy Jones proviene da IlNewyorkese.

Torna in alto