L’Europa: un continente a rischio apocalisse, il continente più pericoloso del pianeta. È quello che dicono alcuni analisti dopo la terribile alluvione che ha colpito la Spagna, in particolare la regione di Valencia. In questi casi in genere, io ho poca voglia di fare polemica, troppo rispetto per le vittime, troppe le vittime, 140 nel momento in cui scrivo, ma tantissimi sono ancora dispersi. Come si dice, bilancio molto, ma molto provvisorio. Poi le immagini tragiche, le macchine accumulate su una strada come fossero piccoli oggetti, giocattoli, ma giocattoli tragici con delle persone trovate morte dentro. E poi le disperazioni, i racconti e le storie straordinarie, quella di una donna che si rifiuta di farsi prendere, immersa nel fango fin quasi alla testa col suo gatto e col suo cane, ma viene salvata all’ultimo da un soccorritore coraggioso.
Ma al di là dell’epica di queste situazioni e di queste emergenze, noi italiani, con la nostra protezione civile, siamo i primi nel mondo per bravura e per generosità, e c’è da fare qualche puntualizzazione. Prima – perché poi, ovviamente, in Italia si è fatto il paragone con l’Emilia Romagna, colpita in un anno quattro volte da alluvioni altrettanto tragiche, poco più, poco meno, poco conta in questi casi – con le colpe che vengono date alla politica. In Spagna è sott’accusa l’amministrazione di destra di quella regione, in Italia la sinistra accusa il governo di centrodestra, che poi accusa l’amministrazione regionale dell’Emilia Romagna storicamente di sinistra.
Io dico che non ci sono dati scientifici per dire che l’Europa è il continente più pericoloso del mondo, ma ci sono oramai abbastanza dati per non essere più negazionisti sul climate change. Sono episodi sempre più imprevedibili, sempre più rapidi, sempre più violenti e sempre di più con conseguenze disastrose. E allora è necessario, per fare in modo di avere meno vittime, meno distruzione, meno cose perse, di avere una visione di prevenzione diversa.
Qui non conta la destra o la sinistra, ma conta ancora la grande politica che mette insieme la propria intelligenza e le proprie capacità per dare un sopporto reale ai cittadini. Poi, certo, bisognerà cambiare la nostra visione dell’ambiente, della manutenzione dell’ambiente e di quello che è la cementificazione, di quello che è l’abitato umano rispetto al nostro mondo idrogeologico. Ma questa è una rivoluzione culturale, diciamo così, che si dovrà fare velocemente, ma che richiederà più tempo di quanto queste bombe d’acqua con velocità colpiscono, purtroppo, le persone e le cose.
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