Alphabet in crescita, 15% in più di ricavi

Alphabet, la società madre di Google, ha snocciolato numeri da capogiro per il terzo trimestre del 2024: 88,3 miliardi di dollari di fatturato, un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. L’utile è aumentato del 34%, raggiungendo 26,3 miliardi, ben oltre le previsioni degli analisti. Questo risultato testimonia la capacità dell’azienda di mantenere profitti consistenti nonostante la concorrenza crescente e la pressione normativa.

Il motore di ricerca di Google e la piattaforma video di YouTube continuano a essere punti di riferimento per gli inserzionisti, consolidando il ruolo centrale di Alphabet nel mercato della pubblicità online. Ma la concorrenza non manca: Amazon e TikTok guadagnano terreno nel mercato degli annunci, e per la prima volta nel 2025 la quota di Google potrebbe scendere sotto il 50%, una situazione a dir poco inedita.

Come se non bastasse, le scosse arrivano anche dai corridoi dei tribunali. Il Dipartimento di Giustizia americano ha sfoderato le accuse, accusando Google di un dominio illegale e di un monopolio spinto all’eccesso. Le ipotesi di smembramento del gigante – via Chrome, via Android – sono un’ipotesi percorribile. Google ha respinto le accuse, dichiarando di voler “difendersi vigorosamente” nei processi.

Per mantenere il suo vantaggio competitivo, Alphabet ha investito massicciamente nell’intelligenza artificiale, settore nel quale gareggia con Microsoft e OpenAI. La spesa in conto capitale, destinata a data center e chip, è cresciuta del 62% rispetto all’anno scorso, raggiungendo 13 miliardi di dollari. Il CEO, Sundar Pichai, ha affermato che questi investimenti stanno portando risultati tangibili e rafforzano la posizione dell’azienda nel settore tecnologico.

Nonostante i rischi regolatori e la pressione del mercato, Alphabet continua a offrire dividendi agli azionisti e ha visto un rialzo del 5% nel valore delle sue azioni nel trading post-mercato. Pubblicità assicurative e annunci elettorali foraggiano YouTube, che nel suo pragmatismo non fa sconti: in politica, si sa, non si guarda in faccia nessuno. E così il denaro scorre.

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