Annamaria Colao: l’eccellenza del Sud e il futuro della salute

La Professoressa Annamaria Colao, eminente figura del mondo accademico e scientifico, dirige il Dipartimento Assistenziale Integrato di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia e Nutrizione presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” di Napoli. In questa intervista ci racconta l’importanza della vivacità culturale italiana, il progetto di espansione dell’Università Federico II a New York, e il suo impegno per promuovere la cultura della prevenzione e stili di vita sani attraverso l’iniziativa Planeterranea.

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Professoressa Colao, lei è orgogliosamente una donna del Sud, è nata e si è formata a Napoli dove attualmente dirige il Dipartimento Assistenziale Integrato di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia e Nutrizione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) “Federico II”. Per il suo lavoro è spesso in giro per il mondo… qual è la reputazione di Napoli e del Mezzogiorno nei consessi internazionali?

Da sempre Napoli è fucina di talenti e di grandi menti che nei più svariati settori sono diventati veri e propri riferimenti internazionali e, naturalmente, non sfugge a questa “regola” l’Università Federico II e la Scuola di Medicina e Chirurgia alla quale io orgogliosamente appartengo e le cui insegne grazie al grande lavoro quotidiano svolto insieme al mio team proviamo a portare alte in tutto il mondo.

Quanto incide la vivacità culturale italiana nel mondo?

Credo che una delle caratteristiche dell’Italia sia proprio la vivacità culturale che ci ha permesso di essere guida e riferimento in tante cose. Gli italiani sono rispettati e apprezzati per le proprie doti inventive, le capacità di creare nuove strade, l’attitudine al lavoro e al sacrificio per non parlare poi dell’arte e della cultura italiana che rappresentano da sempre una fonte d’ispirazione per tante realtà in giro per il mondo.

Qual è il livello di attrattività dell’Italia sul piano scientifico e culturale?

L’Italia, nonostante le tante difficoltà ataviche cui chi fa ricerca è costretto a far fronte, è non solo attrattiva ma è un grande riferimento. Basti pensare a come le grandi scuole e i grandi centri di ricerca internazionali cercano di accaparrarsi i nostri ricercatori, non solo i più talentuosi. Spesso sono proprio i nostri connazionali a lavorare alle più importanti ricerche e a definire i piani di lavoro per importanti studi scientifici. Il più volte raccontato nel corso del tempo “genio italiano” è ancora oggi un inequivocabile attrattore per chi investe in ricerca ed in cultura. 

L’Università Federico II di Napoli aprirà a breve una sede proprio nel cuore di New York, a Manhattan. Un presidio della storica Accademia partenopea nella Grande Mela è un passo importante per il Sud e per l’Italia.

L’università Federico II di Napoli è un pezzo di storia europea, italiana e ovviamente un pilastro di quella del nostro amato SUD. Da sempre la Federico II prepara classe dirigente per il nostro Paese, non dimentichiamo, solo per citare un esempio importante, come nel recentissimo passato l’ex Rettore e attuale Sindaco di Napoli,  Gaetano Manfredi, sia stato Ministro per la Ricerca.  Quest’anno, guidati egregiamente dal nostro Magnifico Rettore Matteo Lorito, si celebrano i festeggiamenti degli 800 anni dalla sua fondazione ed è davvero emozionante e motivo d’orgoglio pensare di far parte di questa magnifica e avvincente epopea con tanti amici e colleghi che negli anni hanno condiviso un percorso comune di ricerca e studio. Credo che un presidio dell’Università Federico II a New York sia necessario poiché l’America e la Grande Mela sono la capitale culturale del mondo e un Ateneo come il nostro, con la sua storia e tradizione, non poteva non essere presente laddove spesso si tracciano le linee culturali che determinano gli anni che vivremo.

Il Mezzogiorno è fatto anche di tradizioni importanti, soprattutto sul piano culinario vanta un vasto repertorio di cultura gastronomica non sempre salubre. Qual è il suo consiglio per mantenere le tradizioni ma anche una corretta alimentazione?

Le tradizioni sono importanti ed è fondamentale provare sempre a preservarle e testimoniarle. Non bisognerebbe mai eccedere in nulla e mi sembra che questa sia una regola che ogni cultura e filosofia nel corso dei millenni abbia raggiunto questa convinzione. Mantenere una corretta alimentazione è possibile senza esagerare e tenendo presente che il nostro corpo è come un’auto: mai rinunciare alla colazione poiché rappresenta il carburante per partire al mattino e ricordarsi poi che a cena occorrerebbe mangiare un po’ di verdure, dell’insalata, un uovo, qualcosa che si digerisca molto rapidamente. Come dice un vecchio adagio che mi piace spesso citare “colazione da re, pranzo da principe, cena da povero”. 

La cucina è un elemento culturale molto importante, spesso fatto di prodotti locali che non sono sempre reperibili nel mondo. Come si può adattare la nostra alimentazione tradizionale quando si è all’estero per un lungo periodo?

La nostra alimentazione tradizionale presenta delle caratteristiche uniche che l’hanno fatta amare in tutto il mondo e dal 2010 la Dieta Mediterranea – tra l’altro “teorizzata” e studiata proprio in Campania da Ancel e Margaret Keys –  è stata riconosciuta come patrimonio UNESCO.

Risulta chiaro come però non tutti gli alimenti che la compongono siano presenti nelle diete delle diverse zone del mondo. Possiamo però lavorare per individuare delle piramidi alimentari capaci di dettagliare, così come per la nostra Dieta Mediterranea, i cibi utili ad una corretta alimentazione e ad un sano stile di vita per le diverse aree del globo. Io e il gruppo di lavoro della Cattedra Unesco Federico II “Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile” di cui sono responsabile siamo al lavoro su questo studio, l’abbiamo chiamato Planeterranea perché partendo dai principi della Dieta Mediterranea cerca di individuare modelli di adattamento locale validi per ogni zona e cultura.

Planeterranea quindi porterà il Mezzogiorno d’Italia in tutto il mondo.

Ha detto bene. Proprio partendo dalla cultura alimentare tradizionale studiata nel nostro Mezzogiorno speriamo di essere in grado di tracciare una mappa dei comuni denominatori positivi in grado di garantire a ogni popolazione un sano stile di vita. Il benessere, lo star bene, la sostenibilità, il rapporto armonico con la natura sono da millenni al centro del pensiero filosofico e scientifico delle culture che si sono susseguite nel Mediterraneo.

Quale sarà il suo prossimo obiettivo?

La sfida di Planeterranea è sicuramente uno degli obiettivi del futuro prossimo, ma in generale continuerò a impegnarmi per diffondere la cultura della prevenzione di stili di vita sani, specialmente tra le giovani generazioni grazie al lavoro incessante che ormai da anni conduciamo con la Cattedra Unesco Federico II e tutta la rete che abbiamo costruito. Se posso definire un obiettivo su tutti oltre la prevenzione è quello di continuare a costruire spazi e aprire strade per l’affermazione delle giovani generazioni.

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