Lo scandalo senza scandalo degli ultras

Ricordate la storia di Lapalisse, il maresciallo francese morto nella battaglia di Pavia del 1525? Di lui scrissero che 15 minuti prima di morire era vivo, da cui verità lapalissiana. Ora, che il mondo degli ultras fosse a contatto con la criminalità organizzata e che le società di calcio fossero, in genere, in uno stato di sudditanza con gli ultras, era appunto una verità lapalissiana. L’inchiesta di Milano è più organica e profonda di quelle del passato, le società coinvolte sono tra le principali del Paese, Inter e Milan, e Milano l’è sempre un gran Milan, cioè un posto dove i soldi girano.

Dove i soldi girano arrivano i mafiosi e i capi del tifo organizzato che una volta, violenza a parte, erano anche poetici piccoli eroi di un popolo appassionato: ora, nelle intercettazioni, dicono che se ne fregano della squadra e pensano solo ai soldi. L’economia circolare del Male ha fatto il suo giro, e il giro più succoso lo fa nel teatro del calcio, ovvero lo stadio. Pressione e rivendita dei biglietti, controllo delle attività fuori dagli spalti – dai panini ai gadget -, pressioni sulle società anche per il calciomercato e le trasferte. E poi pestaggi, spedizioni punitive, incroci pericolosi con il mondo dei rapper, anche quelli ricchi (ovviamente, follow the money).

Le società per ora sono soggetti offesi, ma sia il Procuratore antimafia Melillo che la giustizia sportiva vogliono vederci chiaro. Se al posto della sudditanza (Inzaghi dice che per i biglietti della finale di Champions di Instanbul sentirà Marotta e Zanetti, cioè i dirigenti) si parlerà di controlli labili o di connivenza da paura, il rischio è il commissariamento. Cambierà da domani il calcio dopo questo repulisti? Forse subito no ma da qualche punto bisognerà pur cominciare.

Gli hooligans in Inghilterra sono stati sconfitti. Proviamo anche noi. E cambiamo soprattutto tutti, anche noi giornalisti, la mentalità. Basta dire che certe cose non c’entrano col pallone e che del pallone si deve parlare in termini di tattica e di pura performance. Sennò finisce come con Lapalisse, quindici minuti prima di scrivere eravamo a occhi chiusi.

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